domenica 9 settembre 2012

Chitarre Gibson: è ora di cambiare musica e legno

Negli Stati Uniti funziona così. Inquini e sfrutti il Pianeta? Se ti prendono, normalmente paghi e “saldi” il tuo debito ambientale. Non sempre la multa è sufficiente a restituirci un ecosistema integro, ma come dimostra il caso Chevron, nessuno sembra più al di sopra della legge. Non fa eccezione neanche il celebre brand Gibson, che ha prodotto tra le altre le chitarre usate da John Lennon, Jimmy Page, Chuck Berry e Santana, e che lo scorso mese ha accettato di pagare una multa di 300.000 dollari per aver importato illegalmente dal Madagascar e dall’India legni pregiati da alberi in via di estinzione.
L’azienda di Nashville, infatti, era al centro di indagini da parte dell’FBI da quando, durante un controllo effettuato alla fine del 2009, nei magazzini Gibson sono stati rinvenuti diversi stock di ebano e palissandro privi della documentazione prevista dal Lacey Act, la legge del 2008 che regola l'importazione, l’esportazione e l’utilizzo di specie animali e vegetali. Nei mesi scorsi, agenti federali della U.S. Fish and Wildlife Service hanno così perquisito le sedi Gibson a Nashville e a Memphis sequestrando legnami, dischi rigidi dei computer e decine di chitarre, nell’ambito di una più ampia inchiesta sull’importazione illegale di ebano, mogano e palissandro dall’Asia. Sebbene la Gibson si fosse inizialmente dichiarata innocente, contestando la decisione dell’FBI di confiscare i legni sospetti, ha ora rinunciato ad ogni diritto sul legno oggetto della causa, materiale dal valore totale di 261.844 dollari, ed ha sottolineato “di aver interrotto l'importazione dopo essere stata informata che il legno di ebano, acquistato in Madagascar, poteva essere stato ottenuto in violazione delle leggi sull’utilizzo dei legni preziosi e in via di estinzione”.
Tutto è bene quel che finisce bene. Ma all’avvio delle indagini, il presidente e amministratore delegato della Gibson Henry Juszkiewicz aveva avviato una campagna di pressione politica per abolire la legge che negli Stati Uniti vieta l’importazione di legname illegale assumendo a caro prezzo l’agenzia di lobby Cromwell & Moring, ed ha appoggiato diversi politici affinché ne sostenessero la campagna. Poi il mese scorso ecco il “cambio di musica” della Gibson certificato dalla dichiarazione ufficiale del Dipartimento di Giustizia a stelle e strisce che ha spiegato come “alla luce dell’ammissione delle proprie colpe da parte di Gibson, dei suoi doveri verso il Lacey Act e la sua promessa di collaborazione con azioni riparatrici, il governo non accuserà criminalmente Gibson in relazione con l’ordine, l’acquisto o l’importazione di ebano dal Madagascar e di ebano e palissandro dall’India, certa che Gibson onori i propri doveri rispetto all’accordo e non commetta future violazioni della legge, incluse le violazioni del Lacey Act”.
Ora grazie all’accordo concluso con il Dipartimento di Giustizia, la Gibson eviterà il processo, ma dovrà comunque versare altri 50.000 dollari all'associazione ambientalista National Fish and Wildlife Foundation per contribuire alla protezione degli alberi. Ma nel mea culpa della fabbrica di accordi non c’è spazio solo per le multe e la beneficenza. Anche la produzione musicale Gibson, negli ultimi anni, si era modificata per rispettare maggiormente l’ambiente fino alla produzione di tastiere in materiali alternativi, riciclabili e a impatto zero e dopo la chiusura del caso il presidente e amministratore delegato della Gibson Henry Juszkiewicz ha assicurato “di essere ancora più sensibile al tema della tutela ambientale”.
Ma proprio dal Madagascar, patria di parte del legno protetto acquistato dalla Gibson, arriva in questi giorni la notizia di un’altra importante goccia nel mare riforestazione frutto di un decennio di campagna da parte della Wildlife Conservation Society: il governo malgascio ha inaugurato il Parco Naturale di Makira, la più vasta area protetta dell’isola che ospita il maggior numero di specie di lemuri del pianeta e rappresenta una tappa verso l’ambizioso obiettivo della protezione del 10 per cento delle aree naturali del Madagascar. Situato nel nord est del paese, il Parco Naturale di Makira protegge un’area di 372.470 ettari di foresta pluviale, ed ospita la più ricca biodiversità dell’isola. Oltre ad accogliere 20 delle 103 specie di lemuri dell’isola, un unico gruppo di primati che vive solo nel Madagascar, il Parco Naturale di Makira garantirà anche la protezione di molte altre specie, tra cui l’unico grande predatore del Madagascar, il Fossa (Cryptoprocta ferox) e numerosi legni pregiati.
“Il disboscamento illegale è diventato uno dei problemi più gravi in Madagascar soprattutto dopo l’avvento al potere del presidente Andry Rajoelina nel 2009 - ha dichiarato l’organizzazione internazionale Salva Foreste - un rapporto della Banca Mondiale sostiene che il legname esportato illegalmente vale, per la criminalità organizzata locale, circa 15 miliardi di dollari l’anno”. Ma quanto vale per noi la deforestazione? Il danno non è monetizzabile. Uno studio recentemente pubblicato in Nature Climate Change rileva che la vegetazione tropicale contiene un 21 per cento in più di carbonio rispetto a quanto ipotizzato dagli studi precedenti. La deforestazione tropicale è quindi una delle principali fonti di gas serra, responsabili del cambiamento climatico, liberando oltre 1,1 miliardi di tonnellate di carbonio nell'atmosfera ogni anno. “Lo studio rappresenta un importante passo avanti nello sforzo per mappare lo stato attuale delle scorte globali biomassa tropicale - ha commentato Greg Asner, tra gli autori della ricerca - e aiuterà molti paesi a implementare le attività volte a migliorare la gestione delle foreste e contribuire a combattere il cambiamento climatico riducendo le emissioni di carbonio dovute alla deforestazione”.
Ma se in molti paesi in via di sviluppo la deforestazione è la principale fonte di emissioni di gas serra, anche noi possiamo fare la nostra parte: Unimondo si occupa da alcuni anni di riforestazione con la Campagna 1 fan 1 albero. Per ogni fan della pagina facebook di Unimondo viene, infatti, piantato un albero in Kenya. Per dare il tuo contributo basta un clik.
Alessandro Graziadei

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